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E' per tutti?

A chi è rivolto tutto ciò?

E’ una domanda che mi è sorta spontanea all’inizio di questo percorso e che tuttora mi pongo

quando qualcuno avverte un certo interesse verso l’argomento

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Quando vivevo in India, nell’isola di Jata, e al tramonto del sole ci si riuniva nelle capanne al lume della lampada o di una candela, la gente parlava della Morte come di qualcosa di estremamente conosciuto e familiare e mi chiedeva incuriosita come mai nel mio paese questo argomento fosse ancora così tabù.

Per queste persone era davvero molto strano perché nella loro visione una madre che partorisce un figlio dona al nascituro la Vita ma anche la Morte e così in maniera molto semplice ed essenziale affermano che inizi a morire nello stesso momento in cui nasci.

In queste semplici parole sentivo una profonda saggezza e allo stesso tempo trovavo in esse la risposta alla domanda da cui sono partito…questi seminari sono rivolti a chiunque sia nato e si trovi a camminare sul sentiero della vita, perché morente è semplicemente colui che è nato e non solo chi  purtroppo ha una malattia terminale o é semplicemente anziano.

Quando molto tempo fa ho scelto di fare il lavoro più bello del mondo, l’infermiere, mi sono presto reso conto che in tre anni di studi nessuno ci avrebbe parlato di questo argomento: neanche un accenno, non una parola o una giornata di formazione e  anche per i medici era la stessa identica cosa.

Eppure i reparti ospedalieri, le case di cure e quelle di riposo convivono con la Morte ogni giorno, ma nonostante questo si preferisce non parlarne, far finta che non esista, che non ci riguardi…e questo accade in ogni luogo, in casa, in famiglia, sul lavoro, tra gli amici…persino in molte scuole di counseling non se ne parla e il piano di studi per i futuri psicologi dedica a questo argomento solo una piccola parte…non è incredibile?

E così ignoriamo l’unico accadimento certo della nostra esistenza terrena dimenticando che la Morte non è solo quella del corpo fisico, ma è una compagna di viaggio...

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...che ci tiene compagnia ogni giorno e ci viene a trovare quando qualcosa dentro di noi finisce, termina: una relazione, un progetto, un’idea, un ruolo…le chiamo le “Morti in Vita”.

 

Cosa accade dentro di noi quando qualcosa muore? Cosa succede alle nostre emozioni?

Come ci sentiamo veramente?

Quali sono gli strumenti che abbiamo a disposizione per affrontare i nostri lutti interiori?

 

Iniziare a osservare il nostro morire quotidiano ci aiuta non solo a prepararci all’unico evento certo della nostra esistenza, ma ci aiuta davvero a vivere meglio, a capire quali sono le nostre vere priorità e a fare scelte che hanno un senso profondo per la nostra vita, che ci nutrono veramente e ci fanno sorridere il Cuore e l’Anima.

E così l’educazione alla morte diventa un’educazione alla vita, perché - come ama dire sempre uno dei miei maestri, Frank Ostaseski -

"Il problema non è morire, ma se abbiamo vissuto veramente."

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